Matteo Plini

Nasce ad Albano Laziale nel giugno 1989. Sin dalla primissima infanzia mostra un naturale interesse per l’espressione artistica in tutte le sue forme iniziando ad avvicinarsi alla musica ed al disegno più che ai consueti giochi. Nonostante questa precoce inclinazione, la famiglia decide di indirizzarlo verso una forma più “tradizionale” di studi ed ottiene così la maturità classica ed in ultimo una laurea magistrale in Giurisprudenza accompagnata da un Master in lingua Inglese. L’impellente necessità di esprimersi in maniera più piena e libera lo riporta nuovamente verso la musica, ottiene così un contratto discografico che lo porterà per due anni nel mondo dei musicisti professionisti. Abbandonato questo percorso, svolge la libera professione per poi prendere l’incarico di responsabile amministrativo di una delle sezioni dell’INFN. Colto da una grave malattia che lo porterà al rischio della vita, miracolosamente ritrova gradualmente la salute perduta riscoprendo la bellezza nelle opere dei grandi maestri del passato. Da autodidatta ha assecondato nuovamente la sua originaria inclinazione artistica, faticosamente ritrovata, riavvicinandosi al disegno ed alla pittura ad olio. Da quel momento dedica il suo tempo esclusivamente all’arte divenendo in breve tempo autore prediletto del Ministero dell’Interno e della Polizia di Stato. Da agente, facente parte di quest’ultima amministrazione, trasforma l’impianto valoriale che muove ogni giorno gli uomini e le donne in divisa in opere d’arte, con lo scopo di avvicinare la collettività alla Polizia di Stato. Successivamente riesce con impegno a divenire allievo del grande maestro italo-brasiliano Gilberto Geraldo, professore presso l’Accademia Repin di San Pietroburgo, dal quale studia i motivi, le tecniche e la filosofia dell’arte accademica classica.

Matteo Plini, artista laziale classe ‘89, approda all’arte attraverso un percorso personale sfaccettato, a tratti rocambolesco. Cresciuto fra codici e manuali del diritto sviluppa un’abnegazione ed un’attitudine alla ricerca che trasferirà in pieno allo studio delle vite degli artisti e dei manuali di belle arti. La sua formazione personale si consuma fuori dalle mura dell’accademia anche se è proprio in quel contesto ideale che trova la sua fonte di ispirazione. Una mano educata dallo studio ossessivo dei grandi maestri e guidata dalla ricerca dell’ideale classico della bellezza. È chiara nei dipinti di Plini l’intenzione di creare immagini che, in una danza di simboli e significati, risultino in primis genuinamente belle. L’artista ha perfettamente afferrato la capacità della bellezza di farsi catalizzatore di significato; non punto d’arrivo ma piuttosto messaggero della ricerca concettuale su cui si fonda ogni opera d’arte contemporanea. Forse favorito da un percorso personale così variegato, non compare mai in Plini quel senso di timore reverenziale che allontana tanti giovani artisti da un medium antico e ricco di storia come quello della pittura. Le sue opere sono ricche di suggestioni e richiami ai grandi maestri che si adattano ad una ricerca personale in cui si mischiano iconografie classiche e buddiste, ritrattistica russa con parabole zen. È proprio la perfetta coesistenza di culture apparentemente così distanti ad essere la chiave di lettura più interessante delle opere di Plini. Un aspetto, quello della multiculturalità, che ha contraddistinto le radici della nostra storia ma che, curiosamente, abbiamo finito con il dimenticare tanto da essere arrivati al paradosso di dover difendere strenuamente un valore che ai tempi degli imperatori romani era semplicemente la norma. L’opera di Matteo Plini vive nel contemporaneo ma in abiti storici, ritrae i venditori ambulanti di Piazza Vittorio come divinità Induiste o imperatori romani, descrive i drammi e le debolezze del mondo in cui viviamo su tele preparate con colla di coniglio, continuamente cercando una sintesi tra naturalismo, classicismo e i grandi temi simbolici della filosofia metafisica. Un blog in endecasillabi per farci riflettere sul fatto che la contemporaneità va cercata nel messaggio, non nella sintassi.

Le sue opere sono presenti in collezioni istituzionali, quali: Quirinale, Palazzo Apostolico presso il Vaticano, Senato della Repubblica, Prefettura Vaticana, Palazzo del Viminale e numerose collezioni private di eminenti personalità dello Stato e della Chiesa come il decano presso il Vaticano ed ambasciatore di Cipro, alcuni Commissari Europei, il Segretario generale del Quirinale, ex Presidenti del Consiglio dei Ministri ed Onorevoli.

“Lo spirito è la porta per la quale all’uomo è concesso di innalzarsi e anelare l’infinito. Ma la dualità di questo mondo va abbracciata appieno vedendo Dio ed il Bello in ogni cosa”